Una mente creativa, due vite lavorative, mille ispirazioni. Arianna Pavan, sui social @myss.ary, è una giovane donna che ha saputo intrecciare tecnica e creatività con uno stile tutto suo.
Di giorno lavora come web designer per un’azienda, ma dismessi i panni della dipendente, si “trasforma” nella mente creativa dietro al brand di gioielli artigianali, Lamyss Jewels: un progetto nato dal bisogno di esprimere se stessa senza vincoli, fatto di pezzi unici, profumi evocativi e una visione estetica retrò ma mai vecchia.
In questa intervista ci racconta la nascita del suo brand, il suo rapporto con i social e il ruolo dello stile personale, sia nel lavoro che nella vita quotidiana.
Comincerei l’intervista parlando di te: ti va di presentarti brevemente e di parlarci del tuo percorso professionale?
Sono Arianna, ho 29 anni e in questi dieci anni di lavoro ho fatto tante esperienze diverse, questo dice già molto di me: sono in continua evoluzione e ho una certa difficoltà ad accontentarmi.

Dopo molte notti insonni passate a interrogarmi su cosa volessi davvero fare, nel 2023 ho capito che il mio desiderio era disegnare gioielli. Così nel 2024 è nato Lamyss Jewels, il mio brand di gioielli in argento che faccio realizzare in Italia. Ogni collezione è un piccolo mondo, un racconto che porto avanti anche attraverso una mia grande passione: i profumi!
Partiamo dall’inizio: come sei arrivata a costruire il tuo progetto online? C’è stato un momento chiave in cui hai capito che sarebbe diventato il tuo lavoro?

Non considero TikTok un lavoro, ma piuttosto uno spazio in cui posso esprimermi e, soprattutto, entrare in contatto con persone che condividono le mie passioni, cosa che nella vita reale mi era sempre mancata. Uso il passato perché proprio grazie a TikTok ho conosciuto persone meravigliose, alcune delle quali oggi fanno parte anche della mia vita offline.

Lavori come web designer e hai un brand di gioielli: quanto conta, per te, l’estetica in un progetto digitale? Cosa cerchi di trasmettere con i tuoi progetti visivi e le tue grafiche?
L’estetica e l’immagine, oggi più che mai, sono fondamentali soprattutto nel mondo digitale, dove tutto scorre velocissimo. Siamo sommersi da stimoli, e spesso vince ciò che riesce a colpire al primo sguardo. Ma proprio perché la soglia dell’attenzione è sempre più bassa, non basta essere belli: bisogna anche essere chiari, immediati, comprensibili.

Cerco di evitare tutto ciò che è freddo, minimale o asettico.

Che ruolo ha lo stile personale nel tuo lavoro digitale? Ti capita di trasportare parte della tua identità visiva anche nei progetti dei tuoi clienti?

Come concili la precisione tecnica del web design con la parte più istintiva e creativa del tuo lavoro da designer di gioielli?
Anche se può sembrare strano, il mio lavoro da sviluppatrice web è più creativo di quanto si pensi.

In un certo senso, i due mondi si bilanciano: la precisione e la struttura del codice mi aiutano ad avere metodo, mentre Lamyss è la mia valvola di sfogo emotiva e creativa.
Quando hai deciso di dare vita a un tuo brand? C’è stato un momento in cui hai capito che le tue idee meritavano una forma concreta?

Cosa rende un gioiello “tuo”? C’è un’estetica, un messaggio, un’ispirazione ricorrente che segna il tuo stile come artigiana?
Non mi definisco un’artigiana nel senso classico del termine, perché non realizzo io fisicamente i gioielli. Mi occupo della parte creativa: dal design allo storytelling, dall’idea alla visione. La produzione vera e propria è affidata a un laboratorio orafo di Napoli con cui collaboro fin dall’inizio. Ho trovato una persona fantastica, davvero sul pezzo, che mi sta insegnando moltissimo e con cui c’è un bellissimo scambio.

Un gioiello, per me, è un modo per trasformare un pensiero o un’emozione in qualcosa da indossare, da tenere vicino, da portare con sé. E quando chi lo indossa si ritrova in quel messaggio, allora sento di aver fatto centro.
Ogni pezzo che realizzi è fatto a mano e prodotto in Italia: quanto è importante per te l’idea di cura e lentezza nella moda contemporanea?
Il made in Italy è uno dei valori fondamentali di Lamyss e qualcosa a cui non potrei mai rinunciare. Ogni pezzo viene realizzato nel laboratorio orafo che accennavo prima.

Ogni pezzo di Lamyss nasce con una storia, con un’idea precisa dietro ed è totalmente svincolato dai trend del momento, e per me è fondamentale che anche chi lo acquista lo senta: non solo come un accessorio, ma come qualcosa che dura e che ha un significato.
Se dovessi immaginare la persona che indossa i tuoi gioielli… come la descriveresti?
Se dovessi immaginare la persona che indossa i miei gioielli… direi: come me!

È qualcuno che sente il bisogno di esprimersi, anche andando controcorrente, anche scegliendo qualcosa di diverso da quello che si trova ovunque. Una persona curiosa, sensibile ai dettagli, che ama circondarsi di oggetti con un’anima e che vuole raccontare qualcosa anche attraverso ciò che indossa.
La mia rubrica si chiama “Imprenditrici con Stile”, perché vorrei che si scardinasse l’idea che la Donna Imprenditrice debba essere solo quella in tailleur scuro, tacchi alti e valigetta. Io sono, però, convinta che la professionalità vada oltre a quello che decidiamo di indossare al mattino e che i nostri outfit siano un ottimo veicolo comunicativo della nostra personalità.
Come descrivereste il tuo stile personale? Come si è evoluto nel tempo? Ti sei sempre sentita libera di esprimerti attraverso ciò che indossavi?
Da piccola non amavo vestirmi: avevo un corpo non “socialmente accettato” e scegliere cosa indossare era più una tortura che un piacere.

Oggi il mio stile personale lo definisco vintage-retrò reinterpretato in chiave attuale, con un tocco pop e ironico, sempre fedele a chi sono.
Se dovessi descrivere il tuo stile oggi con tre parole… quali useresti?
Retrò, pop, consapevole.
Spesso definisci la tua estetica “da sciura”, ma sei molto giovane: come convivono queste due anime? Ce n’è una che prevale?
Sono sempre rimasta affascinata da queste figure quasi mitologiche chiamate sciure: tutte curate, con la piega fresca di parrucchiere, eleganti e rilassate mentre si godono la colazione al bar.

Come cambia il tuo stile quando passa da professionale a personale? Ci sono elementi che rimangono presenti, indipendentemente dal contesto in cui ti trovi?

C’è un capo che in passato evitavi e che oggi invece ti rappresenta?
Sicuramente i blazer. Un tempo li trovavo estremamente noiosi, ma solo perché avevo in mente quei modelli sfiancati “da segretaria” per capirci. Poi ho scoperto il vintage e lì si è aperto un mondo: blazer over, strutturati, con spalline importanti e fantasie incredibili. Ora li adoro, li trovo super versatili e non vedo l’ora che arrivi l’autunno per poterli rimettere!
Hai dichiarato di acquistare quasi esclusivamente capi vintage: cosa ti affascina di più di questo modo di vestire?
Negli ultimi tre anni, direi che il 95% dei capi che acquisto sono vintage o second hand (Vinted ti amo!)

Cosa c’è di meglio?
Come scegli i tuoi pezzi? Ti fai guidare dall’istinto, dalla qualità o dal mood del momento
Direi che è un mix di tutte queste cose. Quando vedo un pezzo che mi piace, mi brillano subito gli occhi e la mia mente parte a mille: immagino outfit, abbinamenti, situazioni in cui potrei indossarlo. Mi lascio guidare molto dall’istinto e ovviamente vengo incentivata ad acquistare se la qualità del capo è ottima.
Mi ritengo una persona creativa, quindi tutto questo processo mi viene in modo molto naturale e spontaneo.
Il vintage ha cambiato il tuo modo di vivere la moda? Come si è inserito nel tuo stile personale?

Per questo invito sempre le persone a trovare il proprio stile: quando sai cosa ti piace davvero, sparisce quella smania del “devo avercelo per forza”. E ti godi molto di più il vestire.
Il profumo gioca un ruolo fondamentale, sia nella creazione dei look sia per il tuo brand: hai un profumo “firma” o segui l’istinto e l’umore del giorno?
Io sono ossessionata dai profumi, sono un po’ come le scarpe per Carrie Bradshaw!

Se il tuo stile fosse un profumo, che note avrebbe?
Domanda difficilissima!

Secondo te, cosa può comunicare un profumo prima ancora di un outfit?
Il profumo è una delle prime cose che percepiamo, ancora prima di vedere come una persona è vestita. Eppure, spesso viene sottovalutato. Per me può dire tanto: come ti senti, cosa vuoi trasmettere, chi sei in quel momento. Ha un potere emotivo fortissimo. Io, ad esempio, ricordo benissimo il profumo a casa di mia nonna, ma non saprei descrivere l’arredamento. Questo per dire quanto un odore possa restare impresso nel tempo, molto più di tante immagini.
Per concludere ti chiederei di parlare direttamente alle donne, imprenditrici e non, che desiderano esprimere la propria personalità attraverso lo stile senza compromettere la loro credibilità professionale. Cosa consiglieresti loro?
In un mondo così saturo e pieno di stimoli, l’unico vero modo per distinguerci è la personalità. E lo stile è uno degli strumenti più immediati e visibili per esprimerla.
Se ci vestiamo seguendo solo quello che “ci sembra giusto” o quello che pensiamo gli altri si aspettino da noi, rischiamo di omologarci e fare ancora più fatica a farci notare davvero.

La storia di Arianna ci ricorda che professionalità e autenticità non si escludono, anzi: quando convivono, danno vita a progetti profondi, memorabili e sinceri.
La sua voce, il suo stile e la sua capacità di sprigionare creatività e tecnica sono un invito a non uniformarsi, a coltivare la propria visione anche quando è fuori dagli schemi.
Perché il vero lusso, oggi, è costruirsi un’identità che rispecchi chi siamo davvero, anche attraverso una collana, un post o un profumo dalle note non scontate.

